Immaculate - La prescelta

Un horror potente, realizzato magnificamente, al grido di il corpo è mio e lo gestisco io.

di EMILIANO BAGLIO 11/07/2024 ARTE E SPETTACOLO
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Immaculate – La prescelta

Un horror potente, realizzato magnificamente, al grido di il corpo è mio e lo gestisco io.

La novizia Suor Cecilia (Sydney Sweeney), miracolosamente sopravvissuta ad un incidente, dagli Stati Uniti è appena arrivata in un convento in Italia nel quale prenderà i voti.

Tuttavia, questo luogo di pace, come sa lo spettatore, nasconde qualcosa di oscuro.

La prima cosa che colpisce in Immaculate è la regia.

Michael Mohan dimostra innanzitutto uno straordinario senso della messa in scena.

Le sue inquadrature spesso assomigliano a dei veri e propri quadri, si pensi alla sequenza della vestizione di Suor Cecilia come fosse una Santa da portare in processione.

La posizione dei singoli personaggi ed il rapporto spaziale tra di essi è studiato al millimetro; un caso esemplare è il dolly in avanti che termina sul Cardinal Merola (Giorgio Colangeli) affacciato al balcone mentre sotto di lui le suore pregano in semicerchio.

La stessa cura la ritroviamo nell’uso delle luci e dei colori; ecco allora il bianco delle lenzuola dove scherzano Suor Cecilia e Suor Gwen (Benedetta Porcaroli), i corridoi bui nei quali si aggira Suor Cecilia con solo una candela a rischiarare il cammino.

Ed ancora le luci da segreta medievale che colorano di rosso acceso il luogo dove avvengono le torture.

Michael Mohan si affida soprattutto a dolly e carrelli, dando vita a movimenti ariosi a cominciare dall’apertura straordinaria del film nella qualela prospettiva di ciò che vediamo viene, letteralmente, ribaltata.

A questo si unisce un amore sviscerato per il genere che esplode in una seconda parte che spinge il piede sull’acceleratore e deflagra in un bagno di sangue.

Si sente, fortissima, l’influenza del cinema horror degli anni ‘70, in particolare di quello italiano.

Michael Mohan non ha paura di sporcarsi le mani, tra morti brutali, catacombe misteriose e scienziati pazzi.

Il tutto trova la sua degna conclusione in un finale indimenticabile che urla a pieni polmoni “Il corpo è mio e me lo gestisco io”.

Sotto le vesti del film horror, il regista sferra un attacco frontale alla Chiesa Cattolica e al potere maschile in generale.

Al centro di questo discorso il corpo di Suor Cecilia, del quale i vari preti e cardinali, vorrebbero disporre come meglio credono, ed in particolar modo il tema della maternità.

Ci ritroviamo a fare ancora una volta i conti con degli uomini che vorrebbero decidere loro se, quando e come una donna può essere madre.

Ma Suor Cecilia non ci sta, si ribella e compie un gesto finale di brutale liberazione con il quale rivendica con una forza inaudita e difficile da dimenticare, il proprio diritto all’autodeterminazione.

Al momento Immaculate è il miglior horror dell’anno e per fortuna è disponibile anche nelle nostre sale.

EMILIANO BAGLIO


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